Narrativa di un viaggio tra bus e campi rom

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Lun 27-7-15 . 2:38 p.m. . Gianni P. è del ’38  e  risponde al 367 454..... Aspetta l’E1 che passa mentre parliamo ma lui vuole soltanto convincermi del  ritardo. Il ritardo deve esserci stato- eccome !-visto che Gianni “deve arrivare a piazza Cavour  per-andare -a –città- della -scienza -a -reparto -ginecologia -per –prendere- un –parto”. Nonostante disti 2 min. di cammino dal punto in cui siamo, lui non ce la fa a camminare ma a ballare si! Mi invita alla festa patronale di Diamante (Cs) il 13-14-15 agosto e a ballare insieme in discoteca.

ANM e PER’

Merc 22-7-15. 4:30p.m. a piedi verso Carlo III si può solo all’ombra. Arrivo alla fermata e mi ricordo di quando lavoravo alla Carbonelli. Mi dicono che per la Circonvallazione Esterna ci vuole un autobus che vada “oltre..”, un oltre-autobus, un oltre-M13. M13 sembra nome da mappatura cromosomica, oppure di residuo bellico, una rarità d’altri tempi e con altri tempi. Tutti mi avvertono di ciò e mi consigliano di andare alla Doganella perché “in caso… ce ne stanno altri di autobus”. Inizio a tastare la parte di me più riluttante, dietro la paura c’è sempre pigrizia e ingenerosità….ma chi m’ò fa fa…si fa scuro…la via è brutta…addo stà sto campo rom?...’o campo rom?!. A dispetto delle aspettative ,aspetto poco e arriva l’M13. Il viaggio è lungo, mi siedo meravigliandomi di una certa ventata di freschezza che mi accarezza il viso.  Un soffio delicato e continuo col retrogusto di vino. Era il mio dirimpettaio. Mi alzo infastidita in verità forse più dalla coppia che guardava la scena e rideva guardandomi negli occhi come se non esistessi se non in quello che loro vedevano. L’autista sembra disponibile e pure un po’ incastonato in uno spazio-guida più basso del solito. Mi sembra il bancone di un bar. Converso con lui che assomiglia a Gennaro d’Auria e che pertanto, a maggior ragione, già sa. “vado ad una festa al campo rom di secondigliano ma non quello di cupa perillo, ai magazzini attrezzati, sulla circonvallazione esterna, solo che non so a che altezza è..questo ci arriva oltre il carcere?” – “una festa? Al campo rom? Guarda devi scendere al carcere.” Arrivati ho riconosciuto quel luogo incontrato per errore quando lavoravo alla Carbonelli. Niente è per errore. Con me ci sono solo africani. Ciascuno si ripara come può dalla canicola. Io me ne vado più in la sul ciglio del marciapiede ad altezza tubo di scappamento. Altri attraversano la via, solo uno rimane seduto dalla mia sponda, a terra tra l’erba di muro e sull’ombra della pensilina. Le pensiline forse sono i pezzi di plexiglass con i segni di manifesti passati strappati e scollati. Tutti gli astanti sembrano coscienti di questa convenzione, sembra ci sia stato un tacito accordo sulla invisibilità dei presenti e sulla non-individuabilità di quella fermata. Passano i quarti d’ora. “ale ma tu vai alla festa al campo rom di secondigliano? Sai come ci si arriva?”, “carla il numero del consorzio consumatori è…., Susi.”, “no carla non lo so, prova a sentire Zoppoli”, “ciao Pasquale mica sai come si arriva al campo rom sulla circonvall esterna a sec. ?”, “giovanni , qui carla, ma vieni alla festa al campo rom di second alla circ. esterna? Come ci si arriva?”-“non so niente e ci so arrivare solo con la macchina”-“ma è dietro al palazzo della Kimbo? L’ho visto sul compiùter”- “si dalle parti del palazzo.” – “lo vedo svettare dal carcere. Ok grazie.”. “paolina qui ancora niente. Sta facendo buio ed è un’ora che aspetto qua. Se andare o tornare lo deciderà la direzione dell’autobus che arriva per primo.” Bugia, ho cambiato strada. Mi incammino per una via ,voglio tornare. Incontro più persone sedute e a baluardo di qualcosa che a me non è dato sapere. Mi stranisce sempre vedere la fissità in qualcosa che si muove o concepita per il movimento. Riconosco via Bakù e collegando questo pezzettino alla mappa percorsa il giorno prima, mi oriento. Passa un autobus, non so quale sia ma salgo. Ritrovo l’autista del giorno prima. Ci salutiamo e gli racconto della festa. “ho capito. Guarda con il C67 mò arriviamo a scampia, tu torna indietro. Dal carcere ci arrivi a piedi. Conosci il palazzo della Kimbo? È la dietro. Il comune ci ha costruito delle belle casette ma le hanno tutte sfasciate..mah… comunque è là, non puoi sbagliare devi stare attenta alle macchine però perché la corrono e non c’è il marciapede.” – <<….solo le belle casette . tutte rotte .>> - “ guarda scendi qua e prendi l’M45 o qualsiasi altro che va verso il carcere.”  Scendo e  Aspetto  intontita con il filo dell’orientamento sempre più ingarbugliato pero,  la convinzione sul da farsi del signor Caronte si trasforma nella mia responsabilità di non arrendermi. Sopraggiunge l’M45R. io e l’autista non ci capiamo. Nella smania di essere precisa gli srotolo tante parole ed in coro ad altri avventori. Lui risponde sempre “si” ma è accigliato con gli occhiali da sole e parla al telefono nel frattempo. Arriviamo sulla circonvallazione. <>, “chiedo scusa ma tra quanto ferma al palazzo della Kimbo?”- “ma tu dovevi scendere prima, ora ci stiamo allontanando.” -“ma torna indietro?”  - “no, va a Qualiano. Fa una cosa,  scendi alla prossima, prendi qualsiasi bus che sale su e chiedi dell’ultima fermata della circonvallazione.” Scendo a Mugnano. A dx l’hotel Runa, a sx un ingrosso cinese. Cartelli di fermata con una dominante blu, sono di altre epoche e piani urbanistici. Di fronte un diaframma strettissimo tra me e le auto veloci. “Carla come stai? Che fai? Sei a casa? Hai mangiato? Com’è il tempo?....stà accort.” A mia mamma non dico che sto a Mugnano, non saprebbe dov’è ed inizierebbe a si angoscerebbe…magari ancora di più se lo sapesse con precisione. È tardi ormai sono passate quattro ore e a questo punto, so dov’è il campo, come ci si arriva , ma la festa?...e se poi non fosse davvero in quello a cui tento di arrivare? Mi presento e che dico : è qui la festa?”. Il 167 è un piccolo trapezio giallo. Salgo e  Se non ci fosse la deviazione scenderei pure a destinazione! Ma invece deviazione è.  Mi rassereno. Pare che quando riesci ad accettare l’arbitrarietà della meta,questa  ti si trasformi da punto di arrivo ad occasione che la vita si offre per mostrare a sé stessa, attraverso i tuoi occhi , quello che c’è lungo il cammino tra A e B. allora molli ogni pretesa e godi della tua presenza in lei. “167. Da mugnano non passa alla kimbo. Torna a scampia. Scelgo pertanto di non andare alla festa ma mi ritengo soddisfatta del viaggio. Un caro saluto.”

Carla Di Feo

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