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Campi sosta, autorizzati o tollerati, villaggi attrezzati o della solidarietà o più genericamente “campi nomadi”: sono questi gli spazi che le politiche istituzionali hanno privilegiato in Italia per “ospitare” i rom, sinti e camminanti nelle nostre città. Cambiano le denominazioni ma il risultato è comune: la segregazione non solo spaziale e abitativa, ma anche sociale e culturale delle persone che vi risiedono.Le risorse pubbliche investite nei campi sono ingenti. Il rapporto ne propone una ricognizione analizzando la realtà di tre grandi città italiane: Napoli, Roma e Milano. Le informazioni raccolte possono offrire argomentazioni di supporto a chi tra le comunità rom, nella società civile e nelle amministrazioni pubbliche denuncia l’urgenza di ripensare completamente le politiche di inclusione sociale e abitativa delle popolazioni rom, cancellando dalle nostre città la vergogna dei “campi nomadi”.