Festa dei miti di luce

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E' finalmente arrivato il giorno della festa dei “miti di luce”.
Dalla mattina alle 9,30 abbiamo iniziato i preparativi. Mentre gli altri iniziavano a sistemare tutte le cose all’interno del Mammut, a me è toccato andare in giro per le scuole a  prendere  le storie che i bambini avevano scritto i giorni precedenti quando eravamo andati nelle scuole con il MammutBus. Era una bella giornata, c’era il sole e non faceva molto freddo. Sono andato inizialmente al 5° circolo E. Montale. In ogni classe dove andavamo, vedevo i bambini corrermi incontro, contenti, tutti ricordavano il mio nome. Ripenso quindi alle giornate del MammutBus, per noi erano state molto belle e piene di cose  e a quanto pare anche per loro.  Tutti mi chiedono di Giovanni e Nadia, poi tengono a precisare di leggere bene i racconti e di fargli sapere se hanno vinto, io li invito alla festa che si terrà il pomeriggio. Anche le maestre hanno una reazione positiva nel vederc i  e sono sorridenti. Rossana, una delle insegnanti che collabora con noi, non trova i racconti dei bambini, perdiamo un po’ di tempo a cercarli, poi Giovanni si ricorda dove sono e li recupera. Finisco così la prima scuola. Passo per le vele ed arrivo alla Virgilio 4. In classe non c’è quasi nessuno, solo 3 bambini, tutti hanno ben pensato di  disertare l’ultimo giorno, non c’è neanche la maestra Elvira, un’altra che partecipa al Mito del Mammut. Quindi la chiamo sul cellulare e lei mi dice da dove prendere i racconti. Prima di andarmene da quella scuola, passo da una delle classi che in tutti i viaggi MammutBus mi è rimasta più impressa. Loro avevano già consegnato tutto la scorsa volta, ma volevo salutarli e ricordargli della festa. Entro e sono accolto da tanti sorrisi, anche qui tutti ricordano il mio nome. Sono tutti presenti  e mi fa molto piacere vedere la stessa bella energia e sensazione che avevo vissuto qualche giorno prima. Anche la maestra sorride. Mi chiede di tornare e di poter partecipare anche lei a qualsiasi cosa faccia il Mammut. Esco e vado a Chiaiano, alla Aliotta. Anche qui riscontro sempre l’eccitazione e i sorrisi dei bambini nel vedermi  e la voglia di darmi i loro racconti è molto forte, vogliono che li legga al momento, ma non posso, devo tornare al Mammut, c’è ancora tanto da preparare. Torno al Mammut carico di disegni e racconti, alcuni sono davvero favolosi, pieni di personaggi magici e scene incredibili. Oltre ai disegni, sono carico di energia, tutti quei sorrisi, quegli abbracci, mi hanno davvero messo tanta energia, che insieme a quella del sole che stamattina è spuntato, mi mette davvero di ottimo umore. Ora si iniziano tutti i preparativi. Inizio ad aiutare gli altri a sistemare tutti i vari striscioni fuori, ogni striscione porta il nome dell’attività che si svolge in quella zona , c’è ”accoglienza” , “ping pong” , “musica” , “bicipercorsi” , “giochi di strada” e tanti altri. Il tempo improvvisamente sembra si sia messo a correre più veloce, sono già le 14, alle 15.30 arriveranno i bambini, c’è ancora tanto da fare.. Fatte le 15.30,iniziano ad arrivare i bambini, io ho appena finito di preparare il Mammutbus e corro dentro. Oggi devo raccontare la storia di Orfeo ed Euridice, due volte, quindi devo allestirmi tutta la stanza. Entro e vedo finalmente l’albero della nascita, è una sorta di albero di Natale, costruito con i bambini, fatto da quadrati di cartoni con sopra delle parole, parole che i bambini avevano scelto pensando alla loro nascita. Al centro penzolavano le foto dei bambini del mammut quando erano appena nati  e una luce colorata. E’ davvero molto bello, mi soffermo per un bel po’ a guardarlo, sono incantato, ma devo correre dentro a preparare la storia. Mi sistemo man mano tutta la stanza, quando è tutto pronto, entrano i bambini e le mamma che assisteranno a questo primo racconto. C’è una bella atmosfera, ci sono bambini piccoli, ragazzini e genitori, tutti molto presi dalla situazione e poi dal racconto di Orfeo e Euridice che mano mano inizio a raccontare. Tutto prosegue benissimo finchè da fuori non si sentono i latino americani e un gruppo di ragazzine, prese dall’irrefrenabile voglia di  ballare, corrono via rompendo un po’ la magia che si era creata, ma non distraendo il resto degli appassionati uditori. Il racconto riprende e finisce, con la facce entusiaste di chi lascia la stanza. Tra tutti mi colpisce Vittorio, uno dei bambini che partecipa ai laboratori del Mammut. Vittorio , solitamente irrefrenabile è restato tutti i 20 minuti del racconto fermo, incantato, a guardare le luci soffuse, ascoltando le vicende dei due innamorati ed alla fine guardando incantato le stelle proiettate sotto il soffitto . Sembrava davvero contento. Subito dopo, chi aveva ascoltato il racconto, poteva farsi un viaggio nel Mammutbus. Era un momento molto atteso da tutti, si era diffusa la voce che questo Mammutbus fosse davvero bello, che dentro c’era qualcosa di così magico, strano, spaventoso e divertente che non si poteva raccontare. A piccoli gruppi entrano, rispetto alle scuole siamo più veloci, dentro ci stanno poco, sono tanti e c’è tanto da fare. Ma la magia è comunque sempre la stessa. Sono affascianti da questo posto buio, con qualche luce a intermittenza, da cercare tracce di qualcuno che ci è passato, e quando escono, ognuno giura di aver visto è sentito qualcosa che gli altri non hanno ne visto ne sentito. Finito questo ciclo, si va di nuovo a raccontare la storia, questa volta con un nuovo gruppo di bambini, ragazzi e genitori. Qualche genitore si intrufola per risentirsela di nuovo. Sono tutti più attenti rispetto al primo racconto, sento subito un area più magica, infatti il racconto lo riempio di particolari, di suoni, di gesti e movimenti che catturano e fanno entrare sempre più gli uditori nella storia. Racconto e sto molto bene, sento che partecipano con me a questa che è una storia che amo. Nel finale, quando proietto nel buio delle stelle sotto al soffitto, stanno tutti li per interi minuti a guardare le stelle, nessuno sui muove, nessuno stacca gli occhi da quel soffitto stellato, sono costretto io, dopo qualche minuto, a staccare la proiezione, altrimenti non so quanto ancora bambini giovani ed adulti, avrebbero guardato un soffitto bianco, dipinto di stelle luminose, stelle finite, immagini. E un po’ penso a noi, a quanto la gente non sia più abituata a guardare le stelle, quelle nel cielo, quelle che la notte ci cantano le ninne nanna, quelle che , un po’ per colpa dei nostri cieli inquinanti e delle troppe luci di città che c’è le nascondono, un po’ perché siamo troppo presi dalle immagini della tv o dei pc, non guardiamo più, non alziamo più la testa e cerchiamo di disegnare qualcosa, collegando i puntini delle stelle.

Intanato siamo ormai alla fine della serata, dopo il racconto e qualche altro girono nel Mammutbus, si sono fatte le 20, è ora di iniziare a mettere tutto a posto. Mentre Chiara da la merende preparata dalle mamme, qualcuno altro con me inizia a sistemare le cose, riportando tutto il mammut e la piazza a un A-normalità. Un piccoletto che avrà 7 anni mi ferma e mi dice “che bella quella storia, sei proprio bravo a raccontare” . Vedo Tiziana, una bambina che viene da Chiaiano, è la prima volta per lei ad una festa del Mammut. L’abbiamo conosciuta a scuola, in una della mattinata con il Mammutbus, a dire il vero, lei fa parte di una delle classi che partecipa con noi al percorso del Mito. Mi chiede se può telefonare alla mamma, abita piuttosto lontano, non può tornare a piedi. Chiamiamo e la mamma dice che non può venire, chiedo alla mia compagna  se può portarla lei a casa, infondo è di strada, Tiziana mi abbraccia, mi ringrazia e sale in macchina, ma prima di andarsene mi dice “è tropp bell a fest ro Mammut, quando la fate un'altra?”. Continuo a sistemare e rimettere a posto. Pensando che oggi rispetto alle altre feste del Mammut c’erano meno  bambini, e che in gran parte mancavano proprio i bambini del Mammut. Un po’ me ne dispiace, dall’altro penso che è andata bene perché abbiamo gestito tutto ottimamente ma sul filo di lana, con qualcuno in più chissà poi come sarebbe andata. Ma forse il freddo ,il Natale alle porte o chissà cosa, ha tenuto lontano qualcuno.

Sistemo le ultime cose e sono pronto ad andar via, osservo la piazza di nuovo vuota, ripenso alla bella giornata e ai tanti stimoli che mi hanno dato piccoli e grandi. Accendo il motore dell’auto e parto verso casa.

Poso l’auto e  prima di salire nel palazzo, guardo le stelle, è vero, non si vedono bene, troppe luci, troppi fumi, forse erano davvero più belle quelle del soffitto del Mammut.

 

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