Di necessità virtù

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Di necessità virtù

la nuova sfida del Centro Territoriale Mammut 

 

La vita è difficile, e a volte più che mai. Chi ha scelto di fare il docente lo sa bene, soprattutto in questo momento. Non ci  vuole molto per rendersene conto e cadere nello sconforto.  

Ma a fare di necessità virtù quanti ci riescono?

E' questa la sfida che il Centro Territoriale Mammut di Scampia lancia all'inizio di uno degli anni più imprevedibili della storia della scuola. Chi riesce a trasformare una situazione di catastrofe emergenziale in irripetibile occasione per rivoluzionare una scuola che non andava bene nemmeno prima? Chi riesce a trasformare una fonte di disperazione in ispirazione per inventarsi modi nuovi di fare scuola e fare città?

E' questo che stiamo cercando di fare da marzo con i maestri e le maestre che da smpere fanno parte del nostro gruppo di ricerca. Sappiamo infatti che cadere nel mood dello sconforto, nell'atteggiamento adolescenziale e vittimistico verso il potente e nel più generale loop di impotenza, è una tentazione molto diffusa in questo momento tra docenti (ma anche tra dirigenti, sindaci, assessori presidenti di regione...).

Sappiamo anche che l'emergenza sanitaria ha amplificato, rendendo ancora più insopportabile, quanto in passato c'era di assurdo (concenzione dell'infanzia e nessun ruolo di centralità dato ai bambini, scuola intesa come  istituzione totale più simile al carcere o a una dittatura che ad un incubatore di società auspicabile) e di ingiustizia sociale (classi speciali, disparità di trattamento in base a provenienza socio geografica per bambini e adulti,  stipendio e status giuridico sociale del tutto inadeguati per alcuni lavoratori come gli insegnanti, rapporto genitori figli basato su narcisismo e infantilismo del genitore, abitare in cellette palazzo, città  colonizzate da motori e cemento...). Ben consapevoli che non bisogna mai dimenticare che le nostre azioni devono sempre andare nella direzione di provocare cambiamento autentico volto all'eliminazione di queste assurdità e ingiustizie. 

Sappiamo anche che fare comunità a partire dalla condivsione dello sconforto e della catrastofe, cercare e trovare condivisione in una situazione di comune disagio e ingiustizia, è funzionale al mantenimento della catastrofe e dell'ingiustizia stesse, almeno quanto lo sono la perfidia e l'incapacità dei potenti. Tra i problemi c'è putroppo il"mal comune mezzo gaudio" continua a funzionare, e uno dei bisogni più grandi che ognuno di noi ha (sentirsi parte di una comunità) in molti abbiamo imparato ad appagarlo così. Più la situazione è complessa e più chi ha imparato questa via trova "elementi oggettivi" per continuare a perseguirla, fissandosi e amplificando quel che non va ("Ah quanto siamo sfortunati a dover subire cose tanto spregevoli!" è la frase tormentone che ci ronza nella testa).

Noi per primi ricadiamo spesso in questa tendenza, ma sappiamo benissimo che non serve a migliorare le cose. Anzi che è proprio questa tendenza a diventare progressivamente uno dei principali ostacoli all'uscita dalla sitauzione di emergenza, dal problema. Il CT Mammut è nato proprio dalla consapevolezza di chi ha deciso di cambiare strada, cercando il collante di comunità in visioni possibili di cambiamento auspicabile, in utopie concrete e concretizzabili. 

E per questo che oggi lanciamo una sfida molto provocatoria, quella contenuta nel documento di ricerca: "Di necessità virtù", PDF allegato in questa pagina. 

La sfida è appunto: chi riesce a inventrasi nuovi modi di fare scuola e città a partire dalle immense difficoltà del momento? 

Presto o tardi il regime emergenziale dovuto al Covid 19 finirà. Cosa ne rimarrà? Quantità infinite di lamenti e analisi più o meno lucide su quanto la scuola e il potere facciano schifo? Giornate buie e tristi di docenti (e altro personale scolastico) che si rodono il fegato per quanto tutto sia assurdo e ingiusto? Genirori dilaniati dalle difficoltà a fare i genitori (oltre che i lavoratori o i disoccupati?). Certo tutto questo crea anche tanta condivisione e senso di appartenenza. ma ne sarà valsa la pena di aver speso un anno - o più - del nostro tempo in questo modo? 

Noi vorremmo riuscire invece a far diventare questo momento un'occasione basata proprio sull'eccezionalità, dove i docenti (e il resto delle persone che fanno parte di una scuola) decidano di sperimentare un tempo nuovo, basato sulla condivisione di possibilità mai provate prima di fare cose mai fatte. Se ognuno di noi riuscisse, anche per poche ore, a tirarsi fuori dal mood prevalente, destinando tutte le proprie energie a realizzare pezzi di scuola attiva (quelli basati sull'esperienza del corpo fuori dall'aula, intimamente con alterità e i materiali più svariati, lasciandosi gruidare da curiosità e passione della soperta di piccoli e grandi), probabilmente succederebbe davvero qualcosa mai accadute prima.  E ci sarebbero molte probabilità che senza nemmeno accorgersene, quando tutto questo sarà finito, ci troveremo tanti tasselli di scuola attuale per costruire una scuola nuova, basata sul piacere di apprendere e stare insieme di adulti e bambini. 

E allora, chi accoglie la sfida? Durante quest'anno documenteremo e promuoveremo azioni che vadano in questa direzione. E alla fine vi daremo conto di quanto riusciremo a vedere e a provocare, una fotografia di un nuovo puzzle di scuola possibile. Chi di voi ci sarà?

                       Info e iscrizioni a [email protected] 

 

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