La pedagogia come ricerca e sperimentazione.
John Dewey
Probabilmente il più importante pedagogista del ‘900, sicuramente il più organico, il più influente e il più sensibile alla dimensione politica dell’educazione, il filosofo che più forse dovrebbe essere letto, ancora oggi, da educatori e insegnanti, John Dewey (1859-1952) fu l’artefi ce di una vera e propria rivoluzione pedagogica.
Imparare la teoria a partire dall’esperienza, dagli interessi e dall’azione, dare maggiore importanza al metodo e alla consonanza del rapporto tra fini e mezzi, apprendere l’appartenenza attraverso la partecipazione, dar rilievo alle differenze individuali, ridurre al minimo il fattore autoritario, valorizzare il contesto e l’ambiente come fondamentale dimensione educativa… dobbiamo all’analisi e alla sperimentazione del pedagogista americano queste come la maggior parte delle acquisizioni alla base della pedagogia contemporanea. Ma nonostante la definitiva affermazione nell’ambito della ricerca teorica, il sogno di Dewey rappresenta a tutti gli effetti una rivoluzione pedagogica mancata: forse la scuola e le nostre istituzioni educative non erano i luoghi più idonei a realizzarlo.
Se lo ricordiamo nei “profili” è principalmente per due ragioni: per il ruolo che affidò alla sperimentazione nella prassi educativa e per la riflessione che dedicò all’alternanza di pratica e teoria nella ricerca educativa, che ci spinge a considerarlo l’implicito fondatore di quello che con la sistematizzazione di Lewin divenne il modello della ricerca-azione.
Per quanto riguarda il primo punto basti dire che secondo Dewey la tensione alla sperimentazione è il tratto fondamentale che dovrebbe accomunare il bambino che impara, il ricercatore che indaga e l’educatore che insegna. La pratica sperimentale è quella che più racchiude l’anima liberatoria (e non manipolatrice) della scienza: tolleranza, sospensione del giudizio, antidogmatismo, uso critico della ragione, comunicazione e creatività. Ispirandosi a questo principio, Dewey fondò la Scuola-laboratorio che diresse e affiancò alla sua cattedra di pedagogia dell’università di Chicago, dal 1896 al 1903.
Il contributo che Dewey diede all’elaborazione successiva del modello della ricerca azione è sintetizzabile in alcuni punti:
- egli pone l’esperienza non solo al centro dei processi educativi, ma anche della ricerca pedagogica. I problemi pratici richiedono soluzioni pratiche e queste sono possibili solo assumendo l’esperienza come
oggetto di ricerca;
- elabora un modo di fare ricerca fortemente radicato nella pratica e affida agli educatori il ruolo principale della ricerca;
- la pedagogia ha come principale oggetto di indagine il modo di agire e di pensare degli insegnanti e degli educatori, senza i quali si potranno forse ottenere risultati scientifici, ma ci troveremo innanzi alla sociologia, alla psicologia, alla statistica, non certo alla pedagogia…;
- la collaborazione fra ricercatori e operatori serve tanto alla ricerca quanto alla possibilità di insegnanti e educatori di incrementare le proprie capacità professionali, per evitare routine, dogmi, autoritarismo, opinionismo e la dipendenza dai teorici e dalle tecniche.
Gran parte dei corsi fondamentali delle facoltà di Scienze dell’educazione da diversi anni dedicano ampio spazio all’epistemologia, branca fondamentale della filosofi a che dovrebbe spiegare il senso stesso di un campo del sapere. Non fosse che quasi sempre questo viene tradotto dai nostri pedagogisti in una sterile e autoreferenziale operazione volta a riabilitare il sapere pedagogico con le sole armi dello scientismo e del tecnicismo, o peggio nel tentativo di giustificare cattedre che altrimenti non avrebbero ragione di esistere.
Per definire il senso, gli strumenti, i confini e gli obiettivi che ancora oggi dovrebbe possedere la ricerca pedagogica difficilmente sapremo produrre analisi più profonde e fertili, tolta forse la patina di eccessivo ottimismo, di quelle che ci ha lasciato in quasi cinquant’anni di impegno pedagogico e politico John Dewey.
Per saperne di più:
Scuola e società, (1998), Il mio credo pedagogico, (1999) Esperienza e educazione, (2006), tutti editi da La Nuova Italia.
Democrazia e educazione, Sansoni 200